Matteo Trentin si deve accontentare della medaglia di legno a Bergen 2017. Il portacolori della Quick-Step Floors si è reso protagonista nella volata finale, occasione nella quale non ha potuto fare niente contro Peter Sagan e Alexander Kristoff, gli atleti che si sono giocati la maglia iridata. “I primi due hanno fatto una volata di un altro livello – ha esordito Trentin ai microfoni della Rai – Sono arrabbiato perché la medaglia era vicina”, recriminando sulla propria prestazione. Il commento del ventottenne arriva a caldo, ma è conscio che ulteriori critiche possono sorgere dopo un esame a freddo: “In corsa è un conto, quando guardi le immagini della gara è un altro, perché pensi che potevi fare qualcosa di diverso”, confessa il trentino.
L’azzurro ha raccontato anche le ultime battute di gara dalla sua prospettiva. “Ero a ruota di Kristoff, poi sono entrati due kamizaze davanti a me e all’ultima curva mi hanno sorpassato altri due corridori”, confessa, mostrando come il suo avvicinamento allo sprint non sia stato dei migliori. Ciononostante, Trentin non si vuole nascondere e ammette di avere delle responsabilità: “Non cerco scuse, questo è il ciclismo. Mi dispiace per me e per i miei compagni”. In conclusione del suo intervento chiarisce che questa esperienza mondiale ha avuto anche lati positivi: “Abbiamo fatto una buona prova di squadra e abbiamo dimostrato che l’Italia c’è”.
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